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Vaccini anti-covid in azienda: idea valida o no?

Vaccini anti-covid in azienda

Vaccini anti-covid in azienda? L’idea è stata presentata da Letizia Moratti e sono ancora in atto le valutazioni. È un’idea valida o no? Le aziende sono pronte ad aprire le porte e vaccinare in massa i propri dipendenti ma i medici sono più cauti con l’ottimismo, intravvedendo possibili problematiche. Se fosse attuabile aiuterebbe in maniera massiccia il piano vaccinale in atto in Lombardia. Accanto agli hub e gli ospedali privati, a scendere in campo contro il Covid, ora potrebbero anche esser le aziende.

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Vaccini anti-covid in azienda: idea valida o no?

Il piano vaccinale prevedeva di vaccinare l’intera regione per il mese di giugno. Ma tra ritardi di vaccini e problematiche legate anche alle prenotazione, oltre ai luoghi dove fare i vaccini, l’idea iniziale è diventata utopistica.

Accanto agli hub, la scorsa settimana, sono scesi in campo anche Humanitas e Auxologico, come il San Raffaele, che serviranno come basi per la somministrazione dei vaccini. L’entrata anche delle aziende potrebbe alleggerire la pressione sui punti vaccinali e la loro adesione sarebbe totalmente volontaria. Tuttavia i dubbi subito evidenziati sono per le priorità delle classi più deboli. Dal Pirellone però assicurano che non verrà scavalcato nessuno e che se il progetto sarà valido, verrà messo in atto solo quando ci saranno scorte di vaccino sufficienti a coprire entrambe le categorie, quindi non prima di aprile o maggio.

Le problematiche

L’idea sembra esser valida e piacere a molti, anche a livello nazionale. Tuttavia si fa notare che i vaccini potrebbero portare delle problematiche, e che in azienda non si hanno i mezzi e gli strumenti giusti per intervenire. Basti pensare ad una possibile reazione allergica. Servirebbe quindi pensare anche a dei servizi di supporto per poter intervenire tempestivamente in caso di problemi.

“Contro il Covid abbiamo vaccini nati da tecnologie mai usate prima, lo dico con l’entusiasmo di chi vi intravede nuove possibilità terapeutiche per il futuro. Ma come per tutti i grandi passi nella scienza, serve cautela” ha dichiarato Massimo Russi, medico del lavoro.

“Il più delle volte si lavora da soli e in condizioni disagiate. Nei nostri ambulatori difficilmente ci sono presidi salvavita. A volte visitiamo negli spogliatoi delle aziende. Qualche collega per esigenze logistiche si trova ad operare in camper riadattati ad ambulatori mobili. E normalmente non somministriamo farmaci”.

Vaccini e terza ondata

Una tendenza in crescita che fa presagire una nuova terza ondata possibile con un picco tra marzo e aprile. L’ipotesi è contenuta nell’ultimo report, a livello mondiale, del centro di ricerca della fondazione di Bill Gates Institute for health metrics and evaluation. I numeri dei ricoverati, fino ad ora, erano sotto controllo. Ad un aumento dei nuovi casi corrispondeva una dimissione dei guariti e la pressione era sotto controllo. Tuttavia la tendenza ora è cambiata. Più ricoveri e molte meno dimissioni, provocano una nuova pressione.

Gli ospedali al momento mantengono il controllo ma sono pronti a partire con un piano di riconversione di reparti in caso dovesse esserci una nuova ondata. Questa volta si tenterà di giocare d’anticipo e non arrivare al collasso.

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La terza ondata raggiungerà l’apice probabilmente tra la metà di marzo e la metà di aprile. Sperando che il piano vaccinale continui a livello sostenuto, si spera di scongiurare il peggio e salvare più vite possibile, riuscendo per l’estate a vaccinare il maggior numero di persone.

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