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Non solo Coronavirus: dal ‘900 ad oggi, qual è stato il ruolo della ricerca durante le pandemie?

Coronavirus: Autocertificazione modulo stampabile

La pandemia di Covid-19 ha fatto riemergere l’importanza della ricerca per la salute pubblica, portando all’attenzione dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni il ruolo essenziale di queste attività medico-scientifiche. Fin dall’inizio, con la percezione della gravità della situazione e la dichiarazione dell’emergenza sanitaria in quasi tutti i paesi del mondo, ci siamo subito rivolti a medici e ricercatori per avere delle risposte.

In appena un anno il settore è stato in grado di mettere a punto e produrre diversi vaccini, un risultato incredibile mai ottenuto prima nella storia, frutto di uno sforzo comune, di tecnologie all’avanguardia e di competenze di altissimo livello nell’ambito della ricerca. Ovviamente la battaglia non è ancora vinta, ad ogni modo possiamo già usufruire di vaccini efficaci sviluppati a tempi di record.

Per sconfiggere il Coronavirus sarà necessario continuare a investire nella ricerca, per sostenere la raccolta di informazioni, il miglioramento delle terapie e lo studio delle risposte del sistema immunitarie al SARS-CoV-2. Per questo motivo è fondamentale aiutare le associazioni impegnate in prima linea, supportando enti come la Fondazione Humanitas per la Ricerca, favorendo lo sviluppo di nuovi strumenti di diagnosi più accurati ed efficienti (Scopri di più su Fondazione Humanitas Ricerca).

Quali sono state le grandi pandemie del XX secolo

La diffusione globale del Coronavirus ha ricordato subito la pandemia causata dall’influenza spagnola, una tragedia sanitaria mondiale che tra il 1918 e il 1920 provocò la morte di quasi 50 milioni di persone.

A quei tempi non esistevano le tecnologie e le conoscenze di cui disponiamo oggi, perciò la fine dell’emergenza arrivò soltanto con una sorta di immunità collettiva, una situazione che non permise di salvare milioni di persone come invece siamo in grado di fare adesso.

I virus dell’influenza spagnola hanno continuato ad essere presenti anche successivamente al 1920, tra cui uno dei ceppi più resistenti si dimostrò essere l’H1N1, capace di scatenare un’altra pandemia nel 1977. Il sottotipo H2N2 del virus influenzale A, invece, apparve in Cina nel 1957 con quella che venne chiamata influenza asiatica, portando al decesso più di 2 milioni di persone. Nel 1968 arrivò una pandemia influenzale in Asia, riconducibile al ceppo H3N2, responsabile per oltre 1 milione di morti.

Nonostante spesso non venga citato, anche l’HIV è una pandemia tuttora in corso, sebbene i progressi compiuti nell’ambito della ricerca hanno consentito di mettere a punto terapie particolarmente efficaci, nonostante negli anni il virus abbia causato oltre 25 milioni di morti.

Non trasmettendosi per via area, la diffusione dell’HIV è relativamente più semplice da controllare, con problematiche legate soprattutto alle disuguaglianze sociali e, al giorno d’oggi, alla sottovalutazione del rischio per la presenza di trattamenti moderni ed efficienti.

Un’altra pandemia recente è la SARS, la quale fortunatamente rimase circoscritta, in quanto con un tasso di mortalità del 10% si dimostrò molto più letale rispetto al Coronavirus. Nel 2009 fu la volta dell’influenza suina, legata al ceppo H1N1, trasmissibile per via area in modo simile al SARS-CoV-2.

Oggi sta tornando a preoccupare l’Ebola, con nuovi casi rilevati in Congo apparsi a pochi mesi di distanza dalla dichiarazione ufficiale della fine dell’epidemia, a dimostrazione della pericolosità di questi virus e della loro capacità di sopravvivere.

Il contributo della ricerca durante le pandemie

Fin dalle prime pandemie la ricerca ha permesso di limitare la circolazione del virus, fornendo innanzitutto informazioni indispensabili sui metodi per proteggersi dal contagio. Per l’influenza spagnola, ad esempio, si capì rapidamente l’importanza dell’uso della mascherina, del distanziamento sociale e dell’igiene personale. Tuttavia, queste misure non sempre erano praticabili 100 anni fa, epoca in cui non era disponibile lo smart working o l’accessibilità di oggi alle informazioni.

Per l’HIV, le scoperte provenienti dall’attività di ricerca hanno consentito di raggiungere traguardi inimmaginabili soltanto poco tempo fa, tra cui strumenti diagnostici all’avanguardia e combinazioni di farmaci che offrono una buona qualità della vita. L’aspettativa è ormai quasi uguale a quella delle persone sane, se si comincia subito la terapia e si garantisce un adeguato accesso alle cure, con un impatto enorme per milioni di persone in tutto il mondo.

Anche per la pandemia di Coronavirus, grazie alla ricerca abbiamo avuto a disposizione fin da subito informazioni cruciali per la prevenzione, senza contare il successivo sviluppo di terapie sempre più efficaci per la diagnosi, i trattamenti farmacologici nei reparti di terapia intensiva e oggi con i primi vaccini.

Come ci insegna la storia, l’unico modo per sconfiggere una pandemia è attraverso la ricerca, affinché anche il Covid-19 possa essere controllato come avvenuto con la SARS, l’Ebola e l’influenza suina.

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