Il “salva Milano”, annunciato dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e accolto con favore dal sindaco di Milano Beppe Sala, è stato ritirato a sorpresa. Questo emendamento avrebbe dovuto sanare le questioni urbanistiche legate ai presunti abusi edilizi su cui sta indagando la procura di Milano. Martedì 16 luglio, alla commissione ambiente della Camera, sono state ritirate diverse proposte di modifica al decreto “salva Casa”, compresa quella per “salvare” i grattacieli milanesi sotto indagine.
Accordi mancati
Il testo era stato modificato con l’apparente accordo dei gruppi di maggioranza. In particolare, il tipo di lavori definibile come “ristrutturazione” sarebbe stato individuato con l’accordo tra governo ed enti locali entro sei mesi dall’entrata in vigore del provvedimento. In via transitoria, sarebbero stati considerati “ristrutturazione” tutti gli interventi di demolizione e ricostruzione effettuati dal 21 agosto 2013, a patto che l’intervento fosse sullo stesso lotto. Un altro aspetto della norma conferiva la “conformità urbanistica” alle nuove costruzioni realizzate senza il piano dei servizi, a patto che ricadessero su lotti in ambiti edificati o caratterizzati da una struttura urbana “definita e urbanizzata”.
Il mistero del ritardo
La norma “salva Milano” non piaceva, in maggioranza, soprattutto a Fratelli d’Italia. Fonti parlamentari affermano che ora si cercherà un altro provvedimento a cui “agganciarla”, ma sarà più complicato e richiederà tempo. In precedenza, a maggio, la norma era stata rimossa dal decreto, con la promessa che sarebbe arrivata in sede parlamentare. Invece, almeno per ora, niente da fare. C’è un mistero sulla riformulazione dell’emendamento. Secondo Erica Mazzetti (Forza Italia), relatrice del decreto “salva Casa”, la riformulazione sarebbe arrivata fuori tempo massimo, quando ormai si doveva votare il mandato al relatore per consentire l’approdo in aula mercoledì 17 luglio: “Avremmo avuto bisogno di tempo per leggerlo e valutarlo”, ha commentato.
Le reazioni politiche
Carlo Monguzzi, consigliere comunale di Europa Verde a Milano, ha parlato di “prima grande vittoria”: “Grazie anche all’ostruzionismo dei Verdi e alla dissuasione del Quirinale, il governo ha ritirato il provvedimento che riguarda i costruttori di Milano. Forse lo ripresenterà, ma sarà sempre più difficile. Speriamo che questa giunta ritiri la richiesta di condono e che si affrontino le questioni urbanistiche di visione e regole nel prossimo Pgt”.
Silvia Roggiani, deputata del Partito Democratico e segretaria regionale in Lombardia, ha dichiarato: “Abbiamo assistito a un teatrino indegno per le istituzioni, che certifica tutte le divisioni di una maggioranza spaccata su tutto. In questo caos, una Lega bugiarda prima riempie i giornali di dichiarazioni su Milano e poi non ha nemmeno il coraggio di far votare i propri emendamenti e non riesce a trovare una quadra sulle riformulazioni”.
La maggioranza nel caos
Angelo Bonelli (portavoce di Europa Verde) e Devis Dori (capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra in commissione giustizia alla Camera) parlano di “maggioranza nel caos”: “Hanno ritirato gli emendamenti Salva-Milano all’ultimo istante pur di dare il mandato al relatore. Noi ci siamo opposti da subito a quella che si sarebbe configurata come una sanatoria che interferiva con un’inchiesta in corso della magistratura. Vigileremo affinché la norma non rientri in alcun modo nel decreto legge con il suo arrivo in aula o in altri provvedimenti, ad esempio nel dl Infrastrutture. Sarebbe inammissibile anche sul piano procedurale”.
Il vice capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle, Agostino Santillo, ha affermato: “Aver scongiurato un tale scempio è una grande vittoria, perché non è da Paese civile cambiare le norme di riferimento per disinnescare procedimenti giudiziari. Continueremo a tenere gli occhi aperti, perché l’asse Salvini-Sala può ricrearsi in qualsiasi momento. A Milano le regole urbanistiche devono valere come per il resto d’Italia”.
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